Il lavoro di cura della persona è svalutato e sottopagato nonostante sia il lavoro più antico e fondamentale della storia. Esso sorregge la società, e sta alla base della crescita dei bambini, della sopravvivenza degli anziani e delle persone disabili. È un lavoro economicamente molto sfruttato, ed è sempre più diffuso in questo paese; dai dati ISTAT si stima infatti che nel 2050 sarà in costante crescita con l’aumento dell’età media di vita della popolazione italiana.Mentre il lavoro produttivo è stato studiato, analizzato e catalogato nel corso della storia, possiamo dire oggi che il lavoro riproduttivo è stato spesso ignorato, svalutato e sottopagato.Il valore del lavoro di cura ha valore sociale inestimabile che appartiene alle nostre vite da sempre, invece è concepito oggi sotto forma di schiavitù moderna legalizzata. Nonostante esso sia parte costante delle nostre vite, la retribuzione è una vera e propria vergogna, la paga è da miseria, lo sfruttamento e il ricatto sono all’ordine del giorno, i maltrattamenti a volte capitano.Il CCNL disciplina il rapporto di Lavoro Domestico e – lo diciamo apertamente – è alla pari di un rapporto schiavista.Il lavoro è diviso a livelli – A, B, BS, C, CS, D, DS – differenziando la paga per pochi euro. Il sistema lavorativo delle colf e delle badanti è suddiviso secondo le esigenze dei datori di lavoro che potrebbero essere autosufficienti o non autosufficienti, e il lavoratore potrebbe essere convivente o non convivente. A seconda della situazione, C’è un livello e una determinata paga: dal livello “A” si cui la paga è di €4,62, al livello specializzato “DS” da € 8,86, CALCOLATO SU BASE ORARIA.Pochi euro di differenza quindi, per dividere il lavoro di cura da quello della casa, quando sappiamo che a molte assunte in questo settore – soprattutto le persone straniere che sono più ricattabili – viene richiesto di svolgere tutti i tipi di lavoro mantenendo il livello basso.Inoltre, il livello specializzato “DS” include persone che hanno conseguito una formazione professionale, ma a cui non viene riconosciuto un degno valore economico.In Italia i lavoratori e le lavoratrici domestiche sono complessivamente due milioni secondo i dati rilasciati dall’INPS, di cui 865 mila lavorano regolarmente (53% Colf e 47% Badanti), che rappresentano l’1,2% del PIL Italiano. Sei persone su dieci lavorano in nero senza quindi garanzie su malattie, ferie e in caso di decesso della persona in cura. E’ fondamentale che i lavoratori e lavoratrici si informino sui loro diritti per evitare le dinamiche di ricatto sociale e minacce infondate fatte da parte dei datori di lavoro, con verbali accuse di denuncia per la condizione di clandestinità e/o di rimpatrio, anche per lo stesso rapporto di lavoro in nero.Chiediamo che venga riscritto il contratto nazionale per il lavoro domestico, rimettendo in centro l’importanza del lavoro di cura delle persone e della casa, e non il profitto e il guadagno che la società continua ad avere sulla pelle di coloro che più di tutti svolgono questo lavoro in casa e fuori: le donne. Chiediamo il diritto di avere la maternità di 7 mesi pari alle altre categorie di contrato registrato al CCNL.Bisogna dare il vero valore al lavoro di cura, valorizzandolo sia in ambito domestico/familiare sia in ambito lavorativo. Nella società in cui oggi viviamo tutto ha un prezzo, anche la crescita di bambini e la cura della casa e degli anziani. E allora è giusto che questo lavoro – prettamente femminile – continui ad essere gratuito? o ad essere sottopagato per quanto riguarda coloro che lo svolgono al di fuori dall’ambito familiare?La società deve riconoscere questo valore economico e sociale dove la maggior parte sono donne che si occupano di anziani e bambini – sia della propria che delle famiglie altrui. Non è un riconoscimento impossibile, basta pensare a ciò che la Germania ha fatto meno di un anno fa per sovvenzionare le famiglie (mamme e donne) che curano i bambini a casa – il futuro della società, il successo delle politiche familiari