PER LA SANITA’ PUBBLICA
E UNA VITA NORMALE
L’epidemia di Covid-19 ha mostrato non solo il tremendo sbaglio di avere privatizzato l’assistenza sanitaria, facendole seguire le logiche del guadagno e non del servizio, ma anche la politica sbagliata delle Regioni e delle ASL che hanno aziendalizzato il servizio pubblico con tagli, ticket e appalti.
La salute non è una merce e deve essere ripristinata la sua valenza pubblica e di servizio, reinternalizzando i servizi, assumendo nel pubblico tutti coloro che sono attualmente impiegati nella sanità privata, nelle case di riposo, nei servizi per disabili e malati mentali, nell’assistenza e nell’educativa domiciliare e territoriale. Bisogna superare la distanza che è stata imposta tra benessere sociale (attività educative, domiciliari, ecc.) e salute, che sono due facce della stessa medaglia. Va abolita l’idea che i servizi sanitari e sociali possano essere gestiti come “fabbriche”, cioè vanno aboliti i “minutaggi” che disumanizzano il rapporto con gli assistiti e servono solo allo sfruttamento del personale e ai tagli.
Vanno superate tutte le forme di sfruttamento che oggi pesano sui lavoratori e le lavoratrici. Oggi negli stessi ospedali pubblici una quota importante di personale è dipendente di agenzie, cooperative, associazioni… svolge lo stesso lavoro, ma guadagna molto meno, è senza diritti e fa una vita infame.
La maggior parte del personale che opera in sanità arriva a 50 anni con gravi problemi di salute, soprattutto le OSS, ma anche le infermiere e gli educatori. Sono lavori usuranti che vanno riconosciuti e ricompensati.
OSS, educatori e infermieri (gli “eroi” del Covid) del settore privato fanno una vita infame per paghe ridicole. Subiscono ricatti, pressioni, non hanno orari né una vita privata. Vengono imbrogliati dalle cooperative e dalle aziende su ogni cosa: sui contratti part-time, sui tempi determinati, sulla busta paga, sulla reperibilità, sui riposi, sui diritti sindacali.
Anche l’emergenza Covid viene usata per schiacciarci. Avevano detto che la Cassa integrazione e il FIS avrebbero dato il 70/80% del salario. Abbiamo ricevuto il 50% e molti stanno ancora aspettando da Aprile.
Il premio Covid è stato un imbroglio per i dipendenti pubblici, ma i privati? Non abbiamo combattuto tutti la stessa lotta contro la morte, ad esempio nelle RSA?!
Oggi ci dicono che rischiamo il posto di lavoro (ma chi non ha adottato le misure di sicurezza sono loro) e dobbiamo tenere bassa la testa.
Il Covid non sarà la fine della democrazia, né la fine della nostra lotta.
Oggi chiediamo di aprire una trattativa con l’Assessorato alla Sanità e tutte le Associazioni datoriali, a partire dalle Cooperative, ormai aziende come le altre.
E’ ORA DI CAMBIARE: LA NOSTRA VITA, IL NOSTRO LAVORO, L’ASSISTENZA AI CITTADINI